YOGA E CREATIVITA’

C’è uno sballo incredibile che deriva dall’essere nel flusso dell’espressione artistica. Che tu sia un fotografo amatoriale, un regista professionista, un knitter estivo o un falegname del fine settimana, la produzione artistica può darti la sensazione di essere completamente presente, sveglio e vivo. E mentre lo yoga è spesso considerato uno strumento per aiutarci a trovare benessere nel corpo, calmare la mente ed entrare in contatto con la nostra vera natura, può anche essere un modo per aiutarci a toccare, e il mio, il nostro io creativo. La meditazione e lo yoga ci danno accesso ai luoghi profondi della nostra psiche e coscienza che ispirano idee creative ad emergere, offrendoci allo stesso tempo strumenti per lavorare con alcuni dei nostri maggiori ostacoli come artisti. Indipendentemente dal tipo di arte che chiami tua, la tua pratica yoga può connetterti più completamente con la tua mente, corpo e anima creativa.

ENTRARE NEGLI STATI CREATIVI

L’espressione artistica può essere profondamente appagante, ma accedere alla creatività non è sempre facile. La creatività nasce naturalmente in stati di quiete e presenza, che possono essere sfuggenti quando siamo distratti dalle preoccupazioni quotidiane e dai pensieri sparsi. Questo è il motivo per cui lo yoga è un dono per l’artista. Quando pratichiamo la consapevolezza in asana, pranayama e meditazione, impariamo a vedere ed a lasciar andare le distrazioni della mente (chitta Vritti nirodah). È da questo luogo di visione chiara che scaturisce l’ispirazione.

La capacità di calmare la mente pensante ci dà anche accesso a un felt sense un specie di sesto senso diremmo in italiano.

“L’universo si esprime come energia creativa spontanea”, afferma Sean Feit , un insegnante di yoga e meditazione che sta conseguendo un dottorato in Performance Studies presso l’Università della California, Davis, con particolare attenzione all’intersezione tra performance interdisciplinare e pratica contemplativa. “Il compito dell’artista yogico è principalmente quello di togliersi di mezzo.”

La capacità di calmare la mente pensante ci dà anche accesso a un felt sense. Le scelte di parole, colori o movimenti non derivano da considerazioni pratiche: provengono dall’intuizione e da un punto di vista più profondo. “Quando sono davvero nel cuore della pratica creativa”, aggiunge Feit, “mi sto sintonizzando con il mio orecchio, occhio e mente estetici. La pratica di smorzare la voce  superficiale del giudizio, confronto e sentirmi  completamente parte integrante della mia capacità di sintonizzarmi con quel luogo in cui è presente l’ispirazione, dove stanno avvenendo scelte creative.

Asana e pranayama aiutano ad alimentare il processo creativo aumentando e dirigendo il flusso di prana, la forza vitale intelligente, attraverso i condotti energetici nel nostro corpo.

Asana e pranayama aiutano ad alimentare il processo creativo aumentando e dirigendo il flusso di prana, la forza vitale intelligente, attraverso i condotti energetici nel nostro corpo. Emily Branden , attrice, scrittrice televisiva e insegnante di yoga di Santa Fe, afferma che una pratica regolare di vinyasa è essenziale per il suo lavoro creativo. “Quel flusso continuo di respiro e movimento fa fluire davvero la mia energia e mi permette di aprirmi a quel canale, quella connessione con il Divino”, dice.

Anne Cushman , insegnante di yoga con sede in California e autrice del romanzo Enlightenment for Idiots, spiega che la pratica dello yoga ci aiuta a superare i blocchi creativi nella nostra mente e nel nostro corpo e a migliorare significativamente l’energia, la concentrazione e l’originalità. “Lo yoga fa muovere il corpo energetico e il corpo energetico è la fonte della creatività”, dice. Quando prendiamo forme nuove ed espansive con il corpo, aggiunge Cushman, siamo influenzati a prendere forme nuove ed espansive con la mente. “C’è un modo in cui l’asana rompe gli schemi abituali di pensiero che mantengono quel senso di freschezza e creatività ristretto…. È come se scrivere fosse un raccolto che sto cercando di coltivare, e facendo asana, apro i cancelli di irrigazione e tutta quest’acqua scorre nel campo. Quando mi siedo per scrivere, sono più disponibile a me stesso e a quel flusso creativo”.

Asana non è l’unico strumento offerto dallo yoga per aprirsi all’ispirazione. Silvia Romani ideatrice  di shiva flow apre la sua creatività nella creazione dei suoi flow, ispirata dalle storie mitologiche indiane, delle musiche, energie presenti in classe o dalle immagini di stampe o dipinti antichi.

Per quanto riguarda gli artisti, affinché quell’energia si manifesti come un’opera di scultura, poesia o composizione musicale, essi devono essere in grado di concentrarsi intensamente sul proprio lavoro per ore alla volta. Le pratiche più profonde dello yoga, tra cui dharana (concentrazione profonda) e dhyana (sperimentare un senso di unità con l’oggetto della nostra concentrazione), sono particolarmente potenti per allenarci ad accedere e rimanere in uno stato focalizzato di flusso creativo.

AFFINAMENTO DELLE ABILITÀ ARTISTICHE

I nuovi studenti di yoga spesso riferiscono di poter sperimentare improvvisamente una gamma diversa di sensazioni nel corpo e di sentirsi più percettivi e sensibili all’ambiente circostante. Il disagio che una volta sembrava un mal di schiena generale potrebbe ora essere avvertito specificamente nel rene; i tramonti potrebbero sembrare più colorati; crepacuore più complesso. Secondo Cope, questo approfondimento della consapevolezza può aiutarci ad affinare le nostre capacità artistiche.

“Nella pratica dello yoga, stai concentrando l’attenzione su un regno più sottile del solito”, afferma Cope, che è anche uno psicoterapeuta e autore del famoso libro Yoga and the Quest for the True Self. “Sei in piedi in trikonasana e senti le linee di energia attraverso le gambe e le braccia. Ti stai concentrando sui movimenti sottili del respiro. Questo è un allenamento mentale per concentrarsi su aspetti della consapevolezza che di solito sono al di fuori della nostra gamma percettiva”.

Man mano che diventiamo più percettivi nella nostra pratica yoga, esaminando i nostri pensieri, movimenti e respiro, diventiamo più percettivi in ​​altre aree della vita, inclusa la creazione di arte. I musicisti possono diventare più abili nel distinguere tra i movimenti sottili delle dita sui loro strumenti; gli artisti visivi possono sintonizzarsi su una gamma più ampia di forme, colori e trame. Osservando e ispezionando consapevolmente l’intera gamma della nostra esperienza dentro e fuori dal tappeto, apriamo la strada alla creazione di un’arte più autentica e ricca di sfumature.

CREARE ARTE COSCIENTE

Lo yoga fa molto di più che affinare le nostre capacità tecniche come artisti; può anche influenzare i temi che scegliamo di esprimere, il tipo di lavoro che creiamo e l’intenzione dietro l’arte. Mentre alcuni scoprono che la loro pratica spirituale li porta a creare dipinti di mandala o poesie dedicate al Divino, l’opera non deve contenere immagini spirituali o concentrarsi su temi gioiosi per esprimere la sensibilità yogica. “Un’opera d’arte che riguarda la distruzione può essere infinita ed edificante allo stesso tempo, se contiene una grande consapevolezza e proviene da tutta la tua umanità”, afferma Kaur Khalsa.

L’opera d’arte non deve contenere immagini spirituali o concentrarsi su temi gioiosi per esprimere la sensibilità yogica.

Molti artisti osservano che lo yoga ha cambiato in modo sottile o significativo il modo in cui si avvicinano al loro mestiere. Jeffrey Davis , scrittore, insegnante di yoga e consulente per la creatività con sede a New York, autore del libro The Journey from the Center to the Page: Yoga Philosophies and Practice as Muse for Authentic Writing, afferma che lo yoga ha cambiato la sua voce di scrittore. “La mia poesia è diventata meno intellettuale”, dice, “e la mia scrittura è diventata più viva nell’immagine, nei dettagli e nella sintassi”.

Pianista, compositore e artista performativo, Feit osserva che lo yoga e la meditazione lo hanno guidato a essere meno strutturato e lineare e più improvvisato. Queste pratiche, dice, gli hanno mostrato che la vita interiore è fluida e non segue le linee narrative tradizionali.

Il viaggio creativo è quello in cui esponiamo le nostre anime al mondo. È anche il motivo per cui emozioni come il dubbio, la paura e il giudizio su se stessi, emozioni che possono paralizzare l’impulso creativo, sono troppo familiari agli artisti.

L’artista visiva e insegnante di yoga Amanda Giacomini sta attualmente lavorando a una serie di dipinti di divinità e divinità indù. Dice che la pratica e la filosofia dello yoga non solo hanno influenzato la sua materia, ma le hanno permesso di creare di più da un luogo di bhakti, o devozione. “Ho notato che nella scuola d’arte c’era un’ossessione per le storie personali dell’individuo”, dice Giacomini, che ammette che il suo stesso lavoro di giovane artista ha fatto più o meno lo stesso. Ha preso un semestre di pausa dalla scuola d’arte per viaggiare in India e ha appreso che lo scopo dell’arte antica era quello di evocare uno stato di beatitudine nello spettatore. “Questo era il tipo di arte che desideravo realizzare”, dice. “Per creare qualcosa che rialzi davvero lo spirito delle persone.”

Feit afferma anche di essere diventato più consapevole dell’intenzione alla base del suo lavoro, ponendo sempre più enfasi sulla creazione di un’esperienza significativa e illuminante per il suo pubblico. “Ho il desiderio che il lavoro fornisca slancio verso il benessere piuttosto che verso l’angoscia”. Kaur Khalsa crede che l’artista yogico abbia l’opportunità di ispirare pace e connessione in un mondo che è attualmente pieno di conflitti economici, guerre e problemi ambientali. La sua ultima collaborazione, Wherever You Are Is the Center of the World, un’installazione di otto dipinti, ciascuno con 40 rappresentazioni di luoghi selezionati casualmente nel mondo, mira a trasmettere un senso di interconnessione e armonia. “Come artisti, la nostra esperienza è quella dell’immaginazione e l’immaginazione umana ha bisogno di fare un salto”, afferma.

L’ARTE DEL NON ATTACCAMENTO

Il viaggio creativo è quello in cui esponiamo le nostre anime al mondo. Questo può essere un aspetto estremamente gratificante dell’essere un artista: avere l’opportunità di connettersi con gli altri a un livello profondo ma sottile. Ma è anche il motivo per cui emozioni come il dubbio, la paura e il giudizio su se stessi, emozioni che possono paralizzare l’impulso creativo, sono fin troppo familiari agli artisti.

Una delle cose che le pratiche yoga possono insegnarci come artisti è aggirare il giudice e fare semplicemente la cosa e lasciare che le patatine cadano come possono.

Lo yoga offre un potente antidoto: la pratica del vairagya, o non attaccamento. Questo principio ci insegna a coltivare il distacco e ad abbandonare le aspettative osservando diligentemente la mente senza reagire, aggrapparci o rifiutare nulla. Con la pratica regolare del vairagya, iniziamo a riconoscere che le nostre emozioni negative non sono verità permanenti e possiamo permettere loro di dissolversi più facilmente quando emergono nel processo creativo.

“Quando si sperimenta giudizio, perfezionismo o autocritica, è solo un’altra cosa da notare”, dice Feit. “Se lo notiamo, inizia a perdere il suo potere. Questa è una delle cose che le pratiche yoga possono insegnarci come artisti: aggirare il giudice e fare semplicemente la cosa e lasciare che le patatine cadano come possono.

Il vero vairagya, ovviamente, significa resistere all’attaccamento, non solo al fallimento e agli stati emotivi negativi, ma anche al successo e ai sentimenti gonfiati di realizzazione. “Qualunque sia la tua arte, ci sono quei momenti di difficoltà in cui tutto sembra solo spazzatura, e momenti di illusione in cui tutto sembra fantastico”, dice Kaur Khalsa. “Hai bisogno di un modo per cavalcare quegli alti e bassi, e lo yoga te lo dà.”

Liberandoci dalla delusione e dall’eccessivo orgoglio, gli insegnamenti dello yoga sul non attaccamento possono aiutarci a trarre più gioia dal nostro lavoro artistico. Nel corso di tre estati, dal 2005 al 2007, Stephen Cope e Sat Bir Khalsa , PhD, hanno condotto uno studio sugli effetti dell’allenamento yoga sugli stati di performance di musicisti d’élite. In questo studio, gli studenti del Tanglewood Music Center, una prestigiosa accademia estiva post-laurea situata dall’altra parte della strada rispetto a Kripalu a Lenox, Massachusetts, praticava asana, meditazione e pranayama e studiava filosofia yoga mentre affinava il proprio mestiere. Una delle cose principali che Cope ha notato durante lo studio è stata quanto fossero attaccati ai risultati gli studenti. Se non avessero recitato come speravano (e, notò, avevano standard incredibilmente alti per se stessi), sarebbero semplicemente devastati.

Qualunque sia la tua arte, ci sono quei momenti di difficoltà in cui tutto sembra solo spazzatura, e momenti di illusione in cui tutto sembra fantastico. Hai bisogno di un modo per cavalcare quegli alti e bassi, e lo yoga te lo dà.

“C’è un’enorme quantità di attaccamento al risultato nei musicisti professionisti”, afferma Cope. “Pensano che questo sia in qualche modo salutare. Non si rendono conto che l’attaccamento crea un’irrequietezza nella mente e in realtà interferisce con le loro prestazioni”. Cope insegnò la Bhagavad Gita ai giovani musicisti di Tanglewood e sottolineò il messaggio centrale di rinunciare ai risultati delle nostre azioni. “Krishna insegna ad Arjuna a portare tutto ciò che ha, ma a lasciar andare il risultato”, dice Cope. “È il miglior insegnamento per gli artisti. Ha aiutato gli studenti a sentirsi liberi di avere di nuovo gioia nelle loro esibizioni”.

La pratica devozionale dell’abbandono fiducioso, in cui offriamo i frutti dei nostri sforzi a una fonte superiore, è uno dei modi più profondi per un artista di lavorare senza attaccamento. Emily Branden ha trovato questa pratica essenziale per la sua vita artistica. Nei suoi primi anni ’20, quando Branden stava facendo il suo giro lungo il circuito delle audizioni di New York City, era così piena di ansia – ossessionata dalle sue battute o da come una data audizione potesse o meno far ripartire la sua carriera – che inevitabilmente avrebbe mandare all’aria ogni audizione. Quando ha scoperto lo yoga e la pratica della resa fiduciosa, ha trovato non solo una maggiore tranquillità come attore, ma anche un maggiore successo.

“Sono molto più brava a lasciar andare il risultato”, dice. “Nel momento, lascerei che la creatività fluisca attraverso di me, come un’offerta, e poi me ne vado, dico grazie e vado a casa. Più ho imparato a lasciar andare, più lavori ho prenotato”.

Una volta che ci avviciniamo all’espressione creativa dal punto di vista della consapevolezza e della devozione, iniziamo a vedere la stessa creazione artistica come una pratica spirituale.

Questo non vuol dire che, come artista, non attingi alla tua ambizione di portare il tuo lavoro nel mondo, dice Kaur Khalsa. “Se vuoi davvero cambiare il mondo con il tuo lavoro, potresti dover fare uno spettacolo con esso, e questo può essere molto bello. Potrebbe essere il tuo dharma essere davvero là fuori”, dice. “Non c’è niente di non spirituale in questo. Ma consegna il tuo risultato all’Infinito.

Una volta che ci avviciniamo all’espressione creativa dal punto di vista della consapevolezza e della devozione, iniziamo a vedere la stessa creazione artistica come una pratica spirituale. In questo modo, la nostra arte ha uno scopo più alto: ci aiuta a diventare più presenti nella nostra vita quotidiana e ci offre l’opportunità di connetterci più profondamente con la forza creativa universale che risiede in tutti noi.

LO YOGA E IL CORPO DELL’ARTISTA

Ogni artista di ogni genere sa quanto può essere difficile il processo creativo sul corpo. Il musicista può passare ore ad allungare il collo mentre tiene in mano il suo strumento; l’artista visivo può trascorrere un’intera giornata in piedi in una stanza chiusa ad inalare vernici tossiche; e non c’è scrittore là fuori che non abbia sofferto di qualche tipo di dolore al polso o alla schiena per le lunghe ore trascorse a digitare su un computer. Ma mentre un fotografo non lancerebbe mai il suo nuovo obiettivo Canon serie L e un chitarrista farebbe qualsiasi cosa per proteggere la sua Gibson SG Special personalizzata, molti artisti spesso dimenticano di proteggere il loro strumento più insostituibile: i loro corpi.

L’ironia è che, quando il corpo fisico soffre, anche il processo creativo. È difficile lavorare quando si soffre, ed è difficile sentirsi fluidi e disponibili a nuove idee quando la colonna vertebrale è contratta o il petto è teso. L’asana yoga può allungare una colonna vertebrale compressa, liberare i fianchi stretti e dare ai nostri corpi la resistenza di cui hanno bisogno per sopportare e persino godersi le intense richieste del processo artistico.

Tutti gli artisti dovrebbero trovare una pratica di asana che integri al meglio la loro pratica artistica. I pittori potrebbero esercitarsi in lunghe prese in pose per allenarsi per ore trascorse in piedi mentre lavorano su una tela, mentre gli scrittori potrebbero concentrarsi sul lavoro terapeutico per spalle e polsi.

La consapevolezza che coltiviamo nelle asana non solo ci aiuta a liberare le costrizioni fisiche esistenti, ma ci insegna anche a notare i punti in cui manteniamo la tensione o utilizziamo uno scarso allineamento quando siamo effettivamente impegnati nel processo creativo, in modo da poter evitare di danneggiare i nostri corpi in il primo posto. “Ho avuto alcuni problemi fisici al collo e alle spalle durante il gioco”, dice Mia Olson , flautista e insegnante di Kripalu yoga, che ha scritto il libro Musician’s Yoga . “Con lo yoga, ho sviluppato più una connessione mente-corpo. Ho imparato a cambiare il modo in cui tenevo lo strumento per causare meno sforzo e fare pause frequenti, per ascoltare il mio corpo invece di suonare attraverso il dolore”.

Un testo adatto a tutti i tempi

Tempo d’estate e di buone letture….per chi pratica yoga i Sutra di Patanjali sono sempre un testo fondamentale

Gli Yoga Sutra sono considerati abbastanza difficili da comprendere, e forse per questo motivo molte persone potrebbero semplicemente presumere che non li capiranno anche se ci provassero. Un altro motivo potrebbe avere a che fare con il fatto che i Sutra non riguardano la pratica della postura, enfasi della cultura yoga moderna. Perché preoccuparsi di leggere e capire qualcosa di così difficile, dopotutto, se non ti aiuterà ad aprire i fianchi o a tenere la verticale, giusto? (Sbagliato!) È anche possibile che i Sutra, che enfatizzano il non attaccamento e l’umiltà, possano essere visti come irrilevanti nella cultura occidentale, che tende a dare valore al successo materiale, alla perfetta salute e alla celebrità.

Qualunque siano le ragioni delle persone per evitare i Sutra, sono qui per dirvi che anche se possono essere difficili da capire, sono anche estremamente affascinanti e studiarli può essere sorprendentemente divertente. Inoltre, l’apprendimento dei Sutra ti porterà in una dimensione più profonda alla tua pratica, poiché ti forniranno una varietà di strumenti e comprensioni che probabilmente saranno utili quanto la pratica degli asana , se non di più .

Il trucco, come per qualsiasi cosa, è semplicemente voler imparare.

Ciò significa essere curiosi di sapere di cosa trattano effettivamente i Sutra. Da lì, consiglierei di cercare alcune fonti diverse e prenderti il ​​tuo tempo per fare le cose a piccoli pezzi. Come forse saprai, i Sutra sono stati scritti in sanscrito, che può essere interpretato in molti modi, quindi può essere utile confrontare diverse traduzioni per avere un’idea migliore di ciò che ogni sutra sta dicendo.

Ad esempio, il Sutra 1.2, uno dei sutra più noti, dice: “Yoga citta vritti nirodaha”.

TKV Desikachar traduce questo come: “Lo yoga è la capacità di dirigere la mente esclusivamente verso un oggetto e sostenere quella direzione senza alcuna distrazione”.

Allo stesso modo, ma in modo leggermente diverso, BKS Iyengar lo traduce come: “Lo yoga è la cessazione dei movimenti nella coscienza”.

Poi c’è Michael Roche , che lo traduce come: “Lo yoga è la capacità di superare la tendenza della mente a piegare la realtà”.

Forse puoi vedere come queste traduzioni indichino tutte un concetto simile. O forse la connessione non è immediatamente chiara. Forse ti sembrano tutti greci. Ad ogni modo, ti incoraggio a rimanere curioso e a seguirlo. Alcuni sutra hanno molto più senso nel contesto dei sutra che vengono prima o seguono dopo, e più leggi, più l’essenza, così come la magia, del testo inizia a manifestarsi.

Prenditi il ​​tuo tempo e, se possibile, cerca di trovare un compagno di studio. Renderà il processo di apprendimento più divertente e probabilmente anche più fruttuoso. E, sentiti libero di inviare qualsiasi domanda o rivelazione a modo mio. Non posso affermare di essere un esperto dei Sutra, ma mi piace imparare e parlarne, quindi sentiti libero di contattarmi!

Traduzioni suggerite:

  1. “Il cuore dello yoga”, di TKV Desikachar
  2. “Luce sugli Yoga Sutra di Patañjali”, di BKS Iyengar
  3. “Gli Yoga Sutra di Patañjali”, di Edwin Bryant
  4. L’app “Yoga Sutra”, di Aum Sudarshan Das
  5. “The Essential Yoga Sutra”, di Christine McNally e Michael Roach
  6. Aforismi Yoga di Patanjali a cura di Swami Prabhavanda e C. Isherwood
  7. Quattro capitoli sula libertà di swami Satyananda Saraswati

Un po di me!

La mia storia dalla pandemia ad oggi.

Da qualche mese, tu che mi segui sui social, avrai visto comparire nei miei profili i prodotti Herbalife. E sicuramente avrai pensato: ora fa anche Herbalife? Si!!!

Ma non è stata una cosa nata dall’oggi al domani. Ho solo preferito curare la nascita, la crescita e lo sviluppo di questa cosa con riservatezza. Herbalife e la nutrizione sono sempre stati un percorso parallelo e complementare allo yoga. Dal 2013 ho incominciato ad avere problemi di aumento di peso. Complice l’aver tolto completamente brutte abitudini dalla mia vita. Sigarette, cibo spazzatura, orari sballati. Eh! Si…. fumacchiavo. Poco, ma fumacchiavo. Crisi di astinenza, alterazione giorno notte, cortisolo. E da lì il mio corpo è impazzito. Essendo diventate insegnante yoga, ho cercato una coerenza nelle mie scelte. La nutrizione vegetariana è stata la prima scelta. Credevo che naturalmente mi sarei affinata e addirittura emaciata.  In un anno sono aumentata di 12 kg. 1kg al mese. 1 kg ad ogni ciclo mestruale. Senza neanche accorgermene. Da allora ho lasciato il fai da te e mi sono rivolta alla medicina…agli esperti. Programmi nutrizionali personalizzati, studiati sulle mie necessità da vari esperti. In 10 anni ho affrontato nutrizione ayurvedica, vegana, microbiota intestinale, fruttariana, intolleranze, sondino, digiuno intermittente, digiuno completo, senza carboidrati, gluten free, celiachia…..

Ad un certo punto un anno fa circa mi sono ROTTA. Rotta di ascoltare i commenti malevoli delle persone, anche di quelle che mi vogliono bene. Vedevo che erano completamente “inconsapevoli” della condizione psicologica in cui stavo. Nel tempo ho capito che io non manifestavo palesemente il mio dolore nel vedere amiche e allieve capaci di plasmare i loro corpi desiderati, mentre io ero completamente incapace di operare tutto questo su me stessa. Così mi sono rimessa sul magico GOOGLE, il tappeto virtuale che mi ha permesso le scelte dal 2008, e mi sono affidate a questo strumento meraviglioso. Ho cercato nel Web il nome di un Distributore indipendente Herbalife, azienda che avevo conosciuto, usato ed amato nel 1997. Ne avevo un bellissimo ricordo. Per farla breve sono arrivata a Martine Bini, millionaire Team e President team 15 k e Antonio Lanni President team 15K. Mi hanno preso per mano e guidato passo dopo passo alla riscoperta dei prodotti e alla conoscenza dell’azienda. Non ho ancora raggiunto il mio obiettivo di peso ma ho:

  • fatto pace con la tavola
  • ritrovato energia e vitalità
  • accettato che io amo cucinare in base al mio umore
  • un mondo vitale, creativo, dinamico in continua evoluzione

Superati i pregiudizi del pour perler e delle critiche impietose di mio figlio, mi sono avvicinata alla professione di consulente nutrizionale Herblife. Il mondo della  distribuzione e della condivisione. Martina mi ha guidato nel gruppo di consulenti che hanno creato lei e Antonio in questi anni: il Quality team. I corsi di formazione online che si svolgono regolarmente ogni settimana. I Gruppi facebook…Due sere a settimana ho seguito, step by step. Ho imparato i prodotti, il tipo di lavoro, la pubblicità su FB e molto altro. La cosa più sorprendente è stato trovare un supporto nel momento in cui, causa Covid, ho dovuto ricreare da zero la mia attività yoga. Superare frustrazione, rabbia e dolore di ricominciare sempre. Incominciare un nuovo rapporto con una nuova palestra e nuovi allievi. Superare la recrudescenza della pandemia a novembre e dicembre 2021. Ritrovarmi in classe con 3 alunni paganti mentre le bollette urlavano sul comodino. Sempre  in quei giorni i corsi herbalife, il team di colleghi e Martina  mi ricordavano l’importanza di credere in me e nelle mie capacità. Giorno dopo giorno nuovi clienti mi hanno dato fiducia. Perfetti sconosciuti i cui nomi  sono arrivati da una sponsorizzata su FB. Le persone attorno a me invece mi hanno guardato con pregiudizio, scetticismo, chiusura. Poche di loro si sono aperti al confronto e al dialogo. Tutto questo però mi ha aiutato. I No mi hanno aiutato a rafforzare le mie decisioni e la mia consapevolezza. Spostare l’attenzione su Herbalife mi ha permesso di pulire l’attaccamento allo yoga e ritrovare vibrante energie da portare in classe e dare il meglio di me ai tre allievi che pian piano sono aumentati di nuovo. Mi stavo rialzando! Arriviamo a Marzo 2022. Un nuovo ostacolo sulla via del mio amato yoga mi ferma nuovamente. Dei problemi di salute che mi hanno riportato alla caducità della vita e alla sua essenzialità. E stato allora che nel corso di una meditazione ho ricordato il principio di HONNYN MYO = RICOMINCIO DA ORA. Così mentre mi dedico a curarmi, cerco di conservare il mio lavoro/passione: lo yoga. Nel frattempo Herbalife mi ha aiutato a compensare le perdite dello yoga e mantenere il mio tenore di vita. Ho riprovato così la sensazione del ritrovare entusiasmo in ogni istante per la mia vita. Ogni giorno è un nuovo inizio. E la mia salute è un bene da curare ogni giorno. Professionalità, preparazione, documentazione e riscontri scientifici sono sempre alla base del mio lavoro. Per questo ho scelto utilizzare e poi promuovere un’azienda che ha con un comitato etico, uno medico scientifico (che si avvale di primi Nobel e ricercatori di comprovata fama) ed è partner ufficiale del CONI fino al 2026.

Proegetti collegati:

Polvere di benessere, pagina su fb

Nutrition&yoga, pagina Fb

MADRE TERRA

CI SOSTIENE E CI GOVERNA

Madre Terra è un nome comune che usiamo per il nostro pianeta natale in cui siamo nati, cresciuti, mangiamo e giochiamo. La Terra è la madre di tutti gli organismi viventi che ci fornisce tutto ciò di cui abbiamo bisogno e, in collaborazione, Padre Cielo fornisce il sole, la luna e la pioggia permettendo a tutti gli organismi viventi di crescere e prosperare.

Non è una sorpresa per nessuno che nell’ultimo secolo il nostro pianeta sia stato maltrattato e abusato. Vediamo segni di questo ogni giorno nel nostro suolo dall’eccessiva agricoltura, nei nostri oceani dall’aumento dell’inquinamento, dalla pesca eccessiva e dall’innalzamento del livello del mare, così come nel cielo con una qualità dell’aria più scadente. Riconoscere che c’è un problema è il primo passo per fare un cambiamento positivo e una buona comunicazione è alla base di ogni relazione d’amore , sia con il partner, la famiglia, gli amici o con la terra.

Di recente ho fatto uno sforzo più consapevole per essere in comunicazione con la terra e tutti i suoi figli, dagli alberi agli animali e tutto ciò che sta nel mezzo e oltre. Calmando la mia mente e ascoltando profondamente, ho praticato una migliore comunicazione con questi cinque passaggi:

1. Il saluto . Una parola gentile o un segno di benvenuto o di riconoscimento. Quando incontri qualcuno per la prima volta, o per la centesima volta, la cosa educata da fare è salutare l’altra persona in segno di riconoscimento e: “Ti vedo”. Non entreresti semplicemente nella casa di qualcuno o nello spazio di lavoro senza salutarlo, giusto?

Come metterlo in pratica: la prossima volta che esci nella natura, quando arrivi sulla terra e su un terreno nuovo, metti una o due mani sulla terra o sul suolo e salutala come segno di riconoscimento. Potresti anche dire ad alta voce o nella tua testa: “Ciao madre terra, grazie per avermi accolto nella tua terra, ti rispetterò”.

2. Riconoscimento + Onore . A tutti noi piace essere visti, riconosciuti e riconosciuti, e la terra non è diversa. Quando fai il primo passo per salutare la terra, prenditi un momento per poi riconoscere e onorare la vastità della terra e tutti i miracoli a cui ha dato la vita per permetterci di vivere e respirare. Senza alberi non potremmo respirare. Senza acqua non potremmo esistere. Senza cibo non saremmo riusciti ad arrivare così lontano, e senza animali non saremmo stati in grado di prosperare. Viviamo letteralmente su un pianeta che fluttua nel cielo circondato da un’abbondanza di miracoli. Fare qualche respiro per riconoscere e onorare tutte queste verità è il prossimo passo per essere in una comunicazione impeccabile con Madre Tierra.

3. Chiedi il permesso. Allo stesso modo in cui non è educato afferrare e giocare con gli oggetti nella casa o nello spazio di lavoro di qualcun altro senza chiedere il permesso, questo è vero anche con Madre Terra. Crescendo ci sono stati molti casi in cui ho tirato fiori o foglie, o ho afferrato sassi da portare a casa, ma non ho mai pensato che forse quella roccia o quel fiore avesse parenti in quella zona e non volesse andarsene. Alcuni potrebbero pensare che sia un concetto strano, ma quelli che sanno che tutto è vivo, connesso e che siamo tutti imparentati capiranno. Se prendi qualcosa dalla terra (roccia, pianta, piuma, ecc.) lascia un pezzo di te come offerta e segno di rispetto. Una ciocca di capelli, saliva o tabacco cerimoniale. Chiedi prima il permesso e prega per abbondanza e protezione per quell’elemento/regno. Ci sono molte storie di persone che hanno preso manufatti sacri dalle terre delle popolazioni indigene senza permesso e sono state seguite da sfortuna fino a quando non sono state restituite. Il rispetto è la chiave per una buona vita.

4. Ringrazia, ringrazia, ringrazia. Qualcosa che ognuno di noi è stato insegnato fin da piccoli. Chi altro ricorda da bambino i tuoi genitori che si chinavano verso di te e dicevano gentilmente: “Ora cosa dici?”… “Grazie!” Vedete esempi di questo ogni giorno. È alla base del dare e del ricevere. È commovente quando qualcuno ci dice “grazie” dopo un atto di donazione, e ancora una volta Madre Tierra può riferirsi. Ringraziala ogni giorno per la pletora di benedizioni che riceviamo da lei in ogni momento della nostra esistenza.

5. Ascolta. I migliori comunicatori che conosco sono quelli che sanno ascoltare profondamente. Per ascoltare profondamente, uno non pensa a cosa dirà non appena l’altro smette di parlare. Per ascoltare profondamente, non si lascia vagare la mente in direzioni diverse, si è concentrati esclusivamente sull’ascolto delle parole pronunciate dall’altro. L’ascolto richiede un certo livello di attenzione e concentrazione. Riesci a ricordare un momento in cui ti sei sentito come se qualcuno ti stesse davvero ascoltando e ascoltandoti? È così dannatamente bello e, di conseguenza, senti immediatamente una connessione più profonda con quella persona. Dopo aver praticato i passaggi 1-4, prenditi qualche momento in silenzio per ascoltare semplicemente. Fai sapere a Madre Terra che la stai ascoltando e lei ti parlerà, potrebbe essere sottile, potrebbe non esserlo.

Questi cinque passaggi mi hanno aiutato a connettermi più profondamente non solo con la terra ma anche con me stesso. Essere in solitudine con la natura, sia in una meditazione seduta che in un’escursione su una montagna, può essere una delle pratiche più curative che ci siano. Più tempo trascorriamo nella natura, più possiamo nutrire e guarire lei e noi stessi. La comunicazione è la chiave di ogni relazione d’amore. Spero che queste pratiche ti ispirino a comunicare meglio con il nostro pianeta.

LA VIBRAZIONE INTERIORE 1

[Prima Parte]

La vibrazione interiore è una scintilla presente in noi che ci rende vincenti nella vita o perdenti. Brutale, reale, umano. Cosa significa?

Facciamo un esempio. Due donne che chiameremo A e B. Osserviamo una persona in gravi difficoltà economiche e con un lavoro mal retribuito, senza un fidanzato e che vive ancora con un familiare A; ed una B che fa il lavoro dei suoi sogni ha creato una florida condizione economica e di vita.

Cosa noteremo?

A.Già da prima mattina è svogliata e stanca. Si sbatte tra i mille impegni di casa, famiglia ed ha in mente solo come avere i soldi per sbarcare il lunario. Spesso uno dei primi messaggi che ricevo dall’amica A è: “ hanno ridotto l’orario di lavoro di mio fratello a 4 ore….ci ha chiamato l’amministratore del palazzo ed abbiamo circa 2500 euro di debiti da pagare. Io ho appena iniziato di nuovo a lavorare (dopo due anni che era inoccupata) e stiamo sempre che qualcosa non va! Non ho ancora un fidanzato, una mia famiglia”….Sono 20 anni che ricevo sempre questo tipo di messaggi. Voi direte….e certo! sti cazzi, rispondo! Non è così e lo vedremo in seguito

B. È radiosa da prima mattina. I messaggi che ricevo da lei sono del tipo  “che  meravigliosa giornata che è, il paradiso è qui.. e ringraziamo ogni gg x ciò che abbiamo”. Lavora con il marito ed entrambi sono persone di successo nel lavoro ed economicamente.  Hanno una famiglia meravigliosa. E qui si spegne il  “sti cazzi” e scatta “l’invidia”

Bene! La vita può essere un passaggio doloroso su questa terra per espiare una gamma infinite di peccati oppure un cammino evolutivo che ci consente di raggiungere la migliore versione di noi stessi e reincarnarci con uno stato vitale ed un karma migliore nella prossima vita. Su queste due posizioni le religioni e filosofie del mondo si giocano l’eternità. Noi in questa partita dove decidiamo di metterci (collocarci)? Questo è il punto fondamentale.

Perché pratichiamo yoga AVREMMO scelto di essere nel secondo gruppo, quello della vita evolutiva. Eppure abbiamo una vita modello A…anche se pratichiamo da alcuni anni. Il tipo A ha praticato yoga.. Perché?

Spesso ci sembra di porci nella vita evolutiva mentre dentro di noi stessi esiste una scissione tra la vita espiazione e la vita evoluzione. Siamo sul limitare dei due fiumi e non decidiamo dove buttarci. Sul fiume dell’evoluzione passa la barca dello yoga e attracca lì per un po’. Se ci saliamo sopra e poi salpiamo con essa, allora la nostra vita cambierà. Se invece rimaniamo sulla barca fin quando c’è, ma poi rimaniamo su quella riva tra i due fiumi…la nostra vita non si smuoverà di un passo. A nulla servono le classi di Mindfulness, le meditazioni e le pratiche se poi non usiamo l’energie creata, la vibrazione interiore, per direzionarla verso il cambiamento. Una persona come B non nasce Elettra Lamborghini. Lo è diventata con un lavoro scrupoloso, certosino, continuativo su se stessa. E lo ha fatto senza yoga! L’importante è seguire un percorso.

Quello che la vita ci mette davanti. Ciò che ci serve. La mia amica B non è una persona che pratica Yoga. Ma vive Yoga. Cosa Significa? Innanzitutto SCEGLIERE E DECIDERE  di buttarsi nel fiume della vita evolutiva. Quando B parla di sé e della sua vita è sempre positiva, grata e gioiosa perché ha reso ogni sua difficoltà una grande occasione di crescita e si è assunta al 100% la responsabilità della sua vita e delle sue scelte. Per questo è grata alla vita, ed  a  se stessa, per la persona che è diventata oggi. Ha colto ogni occasione di studio, di vita, di relazioni umane. E saltata nel fiume del cambiamento. Con un atto di fiducia. Ha creduto alle parole di una persona. FIDUCIA. Verso una persona o una situazione. Quando viviamo così la nostra anima si mette in moto e con essa la vibrazione interiore. La scintilla che ci unisce all’universo, all’energia della terra, alle persone, alle cose (animate e inanimate perché tutta la materia è fatta di atomi). E gli atomi ruotano e sviluppano vibrazioni che entrano in risonanza o dissonanza con la nostra vibrazione interiore. Lo yoga ci permette di entrare in contatto con la nostra vibrazione. Imparare ad ascoltarla. Una volta che ci siamo educati ad ascoltarci….inizia il secondo step: imparare ad ascoltare le vibrazioni altrui non per giudicarle o farci condizionare (come facciamo sempre)….ma per riconoscere quella vibrazione in sintonia con noi. E poi? Una volta capito il tutto impariamo a vivere una vita diversa. Decidiamo di seguire quel fiume e vivere la vita che nasce in relazione a quella scelta: assunzione di responsabilità al 100%. Quando nella vita evolutiva compiamo questa scelta si apre uno scenario inimmaginabile. Non sono tutti prati fioriti e caprette che fanno ciao.

Ma sarà la nostra vera vita. Quella che nelle vite precedenti abbiamo deciso di vivere. Se non crediamo in questo…sarà la vita che decidiamo di vivere da oggi in poi.

Lo yoga ci aiuta a sintonizzarci? Si

E’ un processo indolore? No. Attraversiamo blocchi fisici, interiori, emozionale…ma ad ogni sblocco, come in un videogioco, c’è un tesoro, un premio, un elemento che ti servirà nella partita successiva.

La genialità degli ideatori dei videogiochi è stata sfruttare il sistema e rappresentarlo con disegni, musiche e trame sempre più avvincenti crendo un business miliardario.

Sapete quale fu il primo videogioco della storia? Cathode-ray tube amusement device creato nel 1947 ideato da Thomas T. Goldsmith Jr. e Estle Ray Mann.  Il sistema utilizzava otto valvole termoelettroniche (quattro Tiratron 6Q5 e quattro tetrodi 6V6) e rappresentava, ispirandosi agli schermi radar usati durante la seconda guerra mondiale, il lancio di un missile verso un bersaglio. I progettisti decisero di applicare delle etichette stampate su pellicola trasparente nei punti in cui si trovavano i bersagli da colpire, perché non esistevano ancora Pc, hardware, software, la grafica…

Quindi se l’uomo si diverte a colpire etichette su pellicola perché non prova eguale divertimento nell’affrontare la SUE difficoltà del momento e superarle? Con la stessa passione, ardore interiore e foga di un adolescente che spara?……(to be continued))

YOGA IN GRAVIDANZA

LE DONNE FUMATRICI.

Seguendo diverse persone che praticano yoga in gravidanza  ho notato alcune cose che vorrei condividere con voi.

Rilevo due categorie principali di donne. Le fumatrici e le non fumatrici.

Le fumatrici

[PREMESSA: Quando sono rimasta incinta ero fumatrice. Quindi parlo da chi ha vissuto il problema.]

Dal primo test una donna che fuma spesso butta immediatamente il pacchetto prima della comparsa delle nausee. Ricordo ancora l’ultima sigaretta il 18 giugno 2002. Una Philippe Morris pacchetto giallo intensa e cioccolatosa… Che voglia!! I primi mesi sono anche un periodo molto delicato psicologicamente. Si accetta la gravidanza, il cambiamento del corpo, si affrontano le paure (spesso inconsce) legate al momento del parto e del post partum.

Una persona abituata ad affrontare i problemi della vita con la sigaretta (da vari anni) all’improvviso toglie  una sostanza vitale per il proprio equilibrio biochimico: la nicotina. Con essa la ritualità della sigaretta. A Napoli in particolare la sigaretta segue il caffè. Così vengono ridotti drasticamente caffè e sigaretta e con essi il ciclo nicotina-caffeina viene spezzato brutalmente creando un trauma nel complesso corpo/psiche. Due sono le cose che mi lasciano allibita a tratti allucinata:

1 l’illusione delle neo mamme che essere gravide generi il superpotere che impedisca loro le crisi di astinenza da nicotina e caffeina

2. il fatto che i medici non palesino affatto questo problema alle proprie pazienti gestanti fumatrici.

Chiedo: qualche vostro Ginecologo vi ha avverito di quanto ho scritto? Vi proposto un programma di detox con aloe, alimentazione detox? Vi ha specifica che l’astinenza amplifica le nausee e il malessere che in generale identifico con “insediamento feto”? Vi ha indicato l’uso di tisane adatte sia a contrastare le crisi di astinenza che a favorire la pulizia del corpo, fegato e colon in particolare?

Molte mie allieve non hanno avuto il piacere. Molte mie amiche nemmeno. Io sì. Ho avuto la fortuna di avere un medico (non il ginecologo) che mi ha saputo traghettare all’altra parte del mare dell’astinenza.

Molto spesso nel mio lavoro mi trovo ad avviare dei programmi di yoga “detox” per aiutare il corpo delle allieve a ripulirsi più facilmente. Siccome lo stato interessante non permette di strizzare gli organi interni “in modo strong” dobbiamo farlo con uno yoga ed un pranayama delicato. E allora la mia alleata preferita diventa l’aloe vera,  thè verde al cardamomo, al gelsomino, matha o oilong….l’importante è che si beva.

L’aloe inoltre è un meraviglioso alleato anche per altre proprietà.

E’ un potente antiossidante.

Riattiva il sistema immunitario della madre a beneficio di quello del nascituro.

È ricco di minerali e vitamina A ed E.

Stimola la nascita di nuove cellule.

E’ un potente disintossicante al punto che è un ottimo coadiuvante nelle profilassi  oncologiche.

Migliora il metabolismo ed è cicatrizzante.

Ha effetto decongestionante.

Potenzia la validità di programmi atti al controllo o la perdita del peso (e quale donna in gravidanza non combatte con questo incubo!).

E’ un regolatore del sistema nervoso (importantissimo quindi per evitare tracolli emotivi e sostenere la tempesta ormonale in atto nei nove mesi).

Migliora e cura del tutto gastriti e coliti non croniche, acidità di stomaco.

Leggende del web parlano dei presunti effetti dell’assunzione di aloina quale causa di aborto. Specifico che non esistono studi scientifici in merito e buon senso vuole che dipenda dalla quantità di aloe assunto. Di solito parliamo di tre tappini al giorno ( 1 cucchiaio e mezzo)….non un litro!  Pertanto il leggero effetto lassativo non è e irritativo per il  colon e  portare all’aborto in gravidanza. Certamente si suggerisce di verificare l’assenza di allergie e il sovradosaggio.  Anche in allieve “anoressiche” che usavano erba di senna per defecare…..non ho mai riscontrato aborti spontanei.

Infine lo stato delle donne in gravidanza le rende più sensibili ad odori e sapori allora lì applico altre due attenzioni.

Allieve “nature” e allieve supermoderne

La donna Nature non si trucca, veste casual e cura la qualità dei tessuti che indossa. Predilige il cotone alla lana. Fa un uso parsimonioso e scrupoloso del cellulare. SI cura con omeopatia e fitoterapia e se può ayurveda.  Spesso indossa maglioni realizzati da sé o commissionati da lei. E’ attenta alla cucina veg e a km 0 e spesso ha il suo orto. A lei suggerisco l’aloe fai da te da pianta bio e coltivata sul davanzale di casa. Avverto sempre che lottiamo con la facile deperibilità del prodotto, anche se creato con magico BIMBI. Aloe abbinata al un programma nutrizionale creata da esperti a base di zuppe e centrifugati d’inverno e insalatone e centrifugati d’estate.

La supermoderna.

Spesso è donna in carriera, supertecnonologica convive con cellulare e laptop. Ama il cibo da asporto, la palestra 5 volte a settimana e il fine settimana a contatto con la natura. A lei l’aloe è rigorosamente confezionato in stabilimenti certificati e controllati. Per la nutrizione qui non preferirei la nutrizione mista cibo solido, smoothies e centrifugati. Per gli smmothies consiglio sempre l’accortenza di scekerarli manualmente e non con il frullatore per la maggiore presenza d’aria che può nuocere al soggetto che di solito soffre di gastrite.

Alla donna fumatrice il tipo di yoga indicato è quello delicato. Hatha, restorative, yin sempre con un’insegnante e spesso con lezioni individuali, personalizzate perché richiede una grande elasticità di lavoro. Con rilassamento, yoga nidra e meditazioni per imparare a vivere senza sigarette anche nel post partum. Se il periodo viene affrontato in questo modo difficilmente dopo il parto e l’allattamento l’allieva ritornerà a fumare nel breve periodo. L’arma vincente è la determinazione, rinnovata ogni giorno, di volere una vita senza sigaretta.

L’ambiente familiare della gestante è fondamentale per aiutarla a vincere sulla dipendenza. Certamente coniuge e madre non fumatori favoriscono il cambiamento.

Conclusioni:

L’astinenza da sigaretta (nicotina) amplifica, come tutte le astinenze, i sintomi della gravidanza.

Oggi è possibile pianificare la gravidanza. In tal caso adottare alimentazione e prodotti che favoriscono quello che in gergo tossicodipendente si chiama “pulizia del sangue”. Negli Stati Uniti esistono cliniche specializzate in questo genere di riabilitazione.

Se invece ci scopriamo incinta senza preavviso consiglio:

  1. non sottovalutare mai l’importanza della disintossicazione-astinenza
  2. è un vero processo a cui il corpo è sottoposto. Pertanto mentre esso si prepara alla creazione e gestazione della nuova vita è impegnato a combattere l’astinenza da una sostanza capace di legarsi a livello genetico (come dice Allen Carr nei suoi libri e corsi)
  3. affidarsi a mani esperte, armarsi di tanta pazienza e   seguire dei programmi di riabilitazione.

Smettere di fumare è una decisione come il matrimonio: si rinnova ogni giorno. Nella vita di un ex fumatore per i primi cinque anni c’è proprio un percorso dove, nella prima fase, accade molto spesso che sane dipendenze (quali yoga, la palestra, la corsa) prendano il posto delle vecchie. Lo sport aiuta la regolazione della sierotonina. La produzione di adrenalina e noradrenalina completa il quadro. Nella seconda e terza fase poi la persona affronta il meccanismo della dipendenza. Ma questo è un altro argomento che richiede uno spazio più ampio e non più di mia competenza.

Yoga e nutrizione. Le basi

Premessa: l’argomento è vasto e dedicherò vari articoli.

La pratica yoga richiede un’alimentazione specifica? Partendo dagliotto rami  dello yoga (astanga) il  Yama prevede  l’asteya, ASTENSIONI DALLE PASSIONI….La prima passione è il mangiare. Mangiare cibo, vita, emozioni…Praticando impariamo a nutrirci “yoga” , vale a dire, “in linea” con la pratica e in modo sostenibile ed etico.

L’influenza dell’insegnante certamente è determinante, assieme al carattere dell’allievo, alla propria conformazione fisica, età, stadio di vita.

Iniziando giovanissimi la cosa importante è che la nutrizione sia il più “sana” possibile e, aggiungerei, “naturale”. Si a consumo di frutta, verdura, cereali, legumi e proteine.

Qui intervengono poi le diverse scuole yoga con la nutrizione vegetariana. Vegana se ci indirizziamo verso jivamukti dove l’aspetto etico e le scelte di consapevolezza nutrizionale sono da sempre  il must di Sharon Gannon che ha dedicato diversi libri ed articoli all’argomento. “Ricette per la gioia.”è una raccolta di  200 deliziose ricette vegan ti educa al mangiare vegano in modo completo con l’utilizzo di alghe.

Un giovane è anche un “cucciolo sociale” e i nutrizionisti concordano nel pasto libero settimanale per armonizzare aspetto socio-psicologico.

Per le donne dopo la prima gravidanza scatta una nuova fase di vita e spesso la nutrizione diventa sinonimo di dieta e perdita di peso. Fase di vita che ritroviamo in peremenopausa o menopausa, quando è la genetica a farla da padrona. E lì puoi sbattere quanto vuoi tu…se hai costruito male il palazzo del tuo corpo,  il corpo ti presenta il conto.

Nel caso delle giovani mamme, alla nutrizione sana segue programma per la perdita di peso, le  analisi per verificare la presenza di patologie e la ricerca di un piano alimentare magico da adottare per tutta la vita che ti permetta di guidare la nave in porti sicuri lungo la navigazione della vita.

Qui confermo, sottoscrivo e testimonio, dipende dallo stile di vita della persona. Se è abitudinario con orari regolari e la possibilità di cucinare i cibi a casa…i risultati sono visibili e la pratica yoga con frequenza tre volte a settimana aiuta moltissimo.

Se hai la vita frenetica, orari impossibili, e il delivery o la mensa sono la tua scelta numero 1 e 2…allora benvenuta nel mio magico mondo. Dai 30 ai 40 anni ho vissuto così. La pratica yoga era quasi inesistente e le attività sportive per eccellenza erano la camminata, la corsa e lo spinning. Correndo in tutti i sensi e nutrendomi, cercando di curare le linee guida ma senza un ritmo circadiano (orari pasti), mantenevo la linea e il peso sulla bilancia….ma ho perso di vista degli  spin offs importanti per l’equilibrio corporeo:  la circolazione, la cellulite, gli ormoni e il fattore di incidenza di attività (altamente) aerobiche e brucia-grassi sul mio equilibrio metabolico. La presenza di cattive abitudine quali sigarette e alcolici con vita sregolata e stress completano il quadro.

Allora dimagrisci, nel tempo mantieni i centimetri conquistati. E’ la fase di vita dove sei tonica e magra. E’ il periodo in cui il tuo corpo prepara le basi biologiche per la tua vecchiaia.

Dai 50 ai 55 assisti ad una nuova giovinezza e raccogli i primi frutti di come hai vissuti. Come sarà?. È il momento della vita in cui con coraggio recidere i rami secchi e creare nuove gemme.  Ci iscriviamo in palestra e sulla scia di Madonna ingaggiamo anche personal trainer per scolpire addominali e bicipiti. E scopriamo il mondo degli integratori e la loro potenza. Come nel gioco del domino i tasselli che mettiamo in questa fase renderanno il nostro viaggio nella fase successiva uno passaggio veloce e “indolore” oppure si spezzerà il gioco. Farsi seguire è fondamentale. Molti integratori limitano l’assunzione della dopamina e sono precursori di Parkinson e Alzaimer (et similia). Di integratori ne esistono a iosa e il ministero della salute redige ogni anno un prontuario degli integratori, cartaceo e online. Un elenco dettagliato suddiviso in due macro aree: per case produttrici e per prodotti. Importantissimo! Quanti di noi leggono poi dietro all’etichetta del prodotto? Prestiamo attenzione alle calorie e alla tabella riepilogativa per vedere le sostanze che apportano (vitamine, aminoacidi essenziali e ramificati…). Ma la scritta “si raccomanda l’assunzione per un periodo non superiore ai tre mesi”… l’avete mai notata? Che vuol dire? Semplice: l’uso del prodotto non è indicato se protratto nel tempo.  

Quante delle aziende produttrici hanno sono sul mercato da oltre quaranta anni? Quante aziende sono nate negli ultimi dieci anni? Fino a che punto un’azienda può garantire la filiera di tutti gli ingredienti del prodotto, per intero? Bene, negli ultimi dieci anni parlando confrontandomi con colleghi medici e nutrizionisti osservo spesso che non hanno il tempo materiale per curare tutto questo. C’è un fidarsi del rappresentante farmaceutico o del negoziante. Non è cattiveria o intenzionalità. Accade. Cosa fare? Come comportarsi e scegliere? (fine prima parte)

SHIVAFLOW – YOGA & MITI

l’unico stile yoga creato da una donna italiana


Shiva Flow
 

“E’ uno stile moderno di Yoga nel quale gli asana vengono uniti da un movimento fluido e ininterrotto.

I principi dello Yoga tradizionale che caratterizzano questo stile sono:

principi che caratterizzano questo stile sono:

-la storia: un mito estratto da un testo antico della tradizione indiana ( virabadhra, Kakà per un totale di 30 flow ad oggi)

– nada yoga: playlist preparata ad hoc per ogni flow che segue l’andamento emotivo del mito e della pratica

-mudra.

-sequenza che segue il filo del racconto del mito, ripercorrendone le parti salienti attraverso il gesto, i movimenti del corpo e dell’energia, gli asana

-lavoro su allineamento, apertura, allungamento e rinforzo del corpo

-la lezione culmina in un picco “topic flow”

– rilassamento finale con approfondimenti filosofici della tradizione yogica

– Sanga verbale di confronto e condivisione

L’ideatrice dello stile è per la prima volta nella storia dello yoga una donna: Silvia Romani. Milanese, appassionata di mitologia indiani (e non solo), assieme al socio e collaboratore Max Gandossi ha curato il “recupero” delle storie legate ai miti negli antichi testi della tradizione indiana e vedica (per esempio Maharabata, Ramayana, Unpanishad) arricchendo la bibliografia dello yoga italiano. Fino a qualche anno fa questo tipo di conoscenze era circoscritto alla schiera degli italiani che seguivano religioni indiane (induisti, sikh…) oppure i praticanti del Bhakti Yoga (lo yoga devozionale). Congiuntamente al lavoro sui mito Silvia ha avviato la suo centro yoga, il Centrolistico assieme a Max, ed anno dopo anno ha incominciato a creare sequenze yoga lavorando con musica ed asana come un compositore lavora con le note per creare una melodia. Nel tempo oltre al mito ed agli asana ha svolto eguale mirabile lavoro di raccolta e recupero delle Mudra.
Le musiche accompagnano il praticante a carpire l’essenza di un mito (o un concetto come il dharma, per esempio) lungo un percorso evocativo di visualizzazione ed introspezione che va dal piano fisico a quello psicologico e spirituale. Tutti questi elementi rendono Shiva flow una meditazione in movimento. Al termine della pratica viene proposto dall’insegnante un approfondimento di filosofia yogica legata al racconto stesso.
In questo tipo di pratica, i propri limiti sono RISPETTATI. L’insegnante guida l’allievo a vivere i propri “blocchi” con una partecipazione arrendevole e morbida. Questo lavoro permette, una volta raggiunto il picco, di entrare ed uscire dallo stesso con un “lavoro” interiore e fisico. Rispetto ed e accoglienza diventano così le chiavi per aprire la porte al cambiamento. In caso di limiti nell’esecuzione del asana, al cambiamento segue il superamento. In shiva flow esso non è sionimo di esecuzione perfetta degli asana. E’ il mutare l’atteggiamento interiore nel vivere la difficoltà. La magia che l’allievo avverte è la trasformazione interiore, fisica ed emotiva. I benefici che si avvertono durante la lezione sono una maggiore leggerezza, apertura e fluidità mentale ed energetica, vitalità del corpo, gioia, elasticità e piacere. Shiva Flow non sarebbe così senza Silvia. Mi colpisce sempre la sua naturalezza nel guidarci, insegnarci e trasmetterci i principi fondamentali. Nei primi anni Silvia ha incominciato a insegnarci le sequenze. Man mano che nascevano i 25 flow, che fino ad oggi arrichiscono le sue lezioni, abbiamo visto delinearsi un sistema integrato. A quel punto Silvia ha creato i percorsi d’insegnamento (teacher traning) 200 ore e 300.

Nota personale: Ho sempre praticato vari stili yoga. Ognuno di essi crea un “corpo yogico” e una mente. Con l’ Astanga ho sviluppato resistenza, resilienza, disciplina e pulizia…. Con Shiva flow fluidità, leggerezza, amore per il mio corpo e la mia anima, accoglienza. La mia pratica yoga, in certi asana più “ostici”, da infinita e dolorosa austerità (grazie a Shiva) è diventato speriementazione giocosa e gioiosa. L ‘avanzare dell’età non è un limite ineluttabile ma una ricchezza esperenziale. Tutti possono praticare shiva flow e Silvia ha perfezionato il tutto creando shiva elements, per potersi approcciare alle basi dello yoga partendo sin dal primo giorno di pratica con questo stile. Infine sento proprio di dover sottolineare come questa realtà, made in Italy, sia stata creata con tenace determinazione , passione e cura dei praticolari come solo anime dotate di profonda sensibilità, sanno fare.

Ho deciso di diventare insegnante di Shiva flow perchè conquista dal primo istante e nel Centrolistico ho trovato insegnanti che in ogni istante sono un punto di riferimento umano e professionale.

Il tarlo del dubbio e lo yoga

“Tra uno stimolo e una risposta c’è uno spazio. In quello spazio c’è il nostro potere di scegliere la nostra risposta. Nella nostra risposta sta la nostra crescita e la nostra libertà”.

Hai notato una voce fastidiosa nella tua testa? Quella che dice: “Non posso farlo”, “Cosa penseranno?” o “non sono abbastanza”?

Anche io quella sento quella voce e mi tortura in parecchie occasioni. Eppure ci sono stati anni in cui non ero consapevole di quella voce… Sentivo pesantezza, ansia o oppressione alla gola e al petto. Solo quando mi sono fermata a riflettere a lungo e a meditare, ascoltare le voci e osservarle…a chiedermi: “cosa sto pensando in questo momento?” Mi rsono resa conto che i pensieri che stavo avendo, influenzavano direttamente i sentimenti che provavo nel mio corpo.

Quando attraversiamo la vita inconsciamente, non riconosciamo quanto i pensieri che abbiamo, influenzino il modo in cui ci sentiamo, le nostre azioni e la nostra pratica Yoga. Le parole che diciamo a noi stessi sono “mantra” potenti e noi siamo gli unici a poterle ascoltare.

La pratica dello yoga può essere uno specchio e una visione dei nostri pensieri, reazioni e schemi comportamentali. Come rispondiamo sul nostro tappetino quando le cose sono fluide, facili? e come reagiamo quando stiamo inchiodati, rigidi e gli asana sembrano impossibili?

Cosa succede quando perdi l’equilibrio, cadi su te stesso, hai difficoltà con un asana o fai qualcosa di complicato o nuovo? È facile affezionarsi alla gioia e alla sicurezza di quando tutto va bene e voler evitare o scappare dalle cose quando non vanno bene. La nostra pratica yoga può evidenziare le nostre tendenze: ti arrabbi con te stesso quando qualcosa è nuovo, imprevisto? Oppure ti senti stimolato? Riesci a ridere di te stesso ed essere compassionevole?

È facile rimanere bloccati in schemi ripetuti per giorni, settimane e anni. Nel tempo, le nostre reazioni creano circuiti mentali e creano la nostra storia di vita. Nella filosofia indiana, questo schema ripetuto è chiamato samskara. I Samskara sono le abitudini ripetute, i modelli o le impronte psicologiche che creano modelli radicati nelle nostre vite. La pratica dello yoga ci aiuta a riconoscere, osservare e persino cambiare questi schemi atavici. Si pensa che i Samskara siano anche la base della teoria del karma nella filosofia indiana.

Man mano che sviluppi la consapevolezza dei tuoi pensieri, sviluppare la capacità di osservare è la chiave per trasformare abitudini e comportamenti. Mi viene sempre in mente la citazione di Victor Frankl che dice

“Tra uno stimolo e una risposta c’è uno spazio. In quello spazio c’è il nostro potere di scegliere la nostra risposta. Nella nostra risposta sta la nostra crescita e la nostra libertà”.

Riesci semplicemente a osservare il pensiero, l’emozione, il desiderio e l’impulso senza reagire? Puoi fermarti abbastanza a lungo da creare lo spazio per scegliere la tua risposta? La capacità di osservare pensieri, sentimenti ed emozioni mentre sorgono è la chiave per scegliere la tua reazione.

Allora come possiamo acquisire questa capacità di essere consapevoli e di osservare? Come cambiamo la narrativa nella nostra mente? Ti sei mai sorpreso a rimuginare su qualcosa ripetutamente? Yoga Nidra, lavori mirati di Yin Yoga e meditazione, certamente aiutano e possono incidere molto per un cambiamento di rotta. Ma l’astanga e il power yoga educano la resilienza interiore e fortificano il corpo e la mente. Come per ogni cosa serve una guida esperta che sappia ben dosare i diversi stili di yoga per traghettare l’allievo dalla riva del dubbio a quello della certezza attraversando insieme all’insegnante le mareggiate della vita. Una volta acquisita pratica e dimistichezza potrai essere tu stesso il timoniere della nava chiamata pratica.

Lasciare andare.

Tutti nutriamo aspettative. Vivere la vita non lasciandosi condizionare da esse  è la sfida. Lasciare andare l’attaccamneto all’aspettative è stata una delle cose più difficili che ho dovuto imparare da” perfezionista maniacale”. Per natura spesso penso al futuro. Stabilisco obiettivi. La nascita delle aspettative  rappresenta una forma di degenerazione negativa dell’obiettivo. Per me significa vivere condizionati dal risultato finale. Un vortice vizioso in cui creiamo obiettivi, conseguiamo gli stessi e rilanciamo perdendo di vista il lavoro su noi stessi. Non raggiungere l’obiettivo genera delusione e frustrazione. Questo tipo di pensiero genera negatività e paralizza la motivazione.

Le aspettative ci fanno uscire dal momento presente. Ci allontanano dal praticare il non attaccamento, dal rafforzarci interiormente, dal provare gratitudine per il percorso. L’aspettativa trasferisce  la nostra condizione vitale dal momento presente al futuro. Le pratiche di yoga e meditazione possono insegnarci a mantenere la centralità. Ad avere consapevolezza di questi salti interiori dal presente al futuro, al passato.  È sempre meraviglioso quando un risultato supera le nostre aspettative. Ma il più delle volte, tendiamo a concentrarci sulla negatività quando un’aspettativa non viene soddisfatta. Sono solita arrabbiarmi con me stessa quando le cose non vanno esattamente come le avevo pianificate … anche se ogni passo del percorso è una straordinaria esperienza di apprendimento. Esercito molta pressione su me stessa, ma ci sono tantissimi fattori che entrano in gioco nello svolgimento di un’esperienza. E la maggior parte di essi non sono CONTROLLABILI.

Quando ci concentriamo su qualcosa che non è andato esattamente come l’avevamo programmato, ci sentiamo delusi. Diamo così tanta enfasi al risultato che volevamo, dal non renderci conto che ci sono così tanti doni incredibili che sono nati dal processo di apprendimento e crescita. Il punto centrale è capire  dove decidiamo di concentrare le nostre energie e i nostri sforzi. Scegliamo di concentrarci su ciò che non è accaduto? O su tutto ciò che è stato acquisito lungo la strada e persino sulle cose inaspettate che abbiamo ricevuto mentre ci muovevamo sui nostri sentieri?

Non sto suggerendo che non dovremmo fissare obiettivi e avere sogni per noi stessi. I sogni ci ispirano. Gli obiettivi alimentano l’energia per andare avanti ogni giorno. Ci spingono a compiere i passi di cui abbiamo bisogno per continuare ad andare avanti. Ma quando CI ASPETTIAMO che l’obiettivo accada … quando CI ASPETTIAMO che si svolga perfettamente … quando CI ASPETTIAMO di raggiungere questi obiettivi e vivere questi sogni proprio come sono nelle nostre menti, probabilmente ci stiamo comprando un biglietto di sola andata verso il fallimento.

Prendiamo ad esempio l’obiettivo di imparare a tenere la verticale lontano dal muro per più di 5 secondi. Supponiamo che tu abbia impostato questo obiettivo e desideri raggiungerlo in 30 giorni. Ti alleni – ti alleni quotidianamente, costruisci forza e consapevolezza del corpo, ripulisci la tua dieta, rimani motivato e continui a tornare al tappeto ancora e ancora. E quando questi 30 giorni sono finiti, puoi tenere una verticale per 5 secondi ma… sei ancora al muro.

Potresti ritrovarti a dire: “C….  volevo essere lontano dal muro”. 

In quel momento è importante fermarsi. Respirare. Fare un passo indietro e lasciare andare quell’aspettativa iniziale di tenere una verticale per 5 secondi interi lontano da un muro. A quel punto scoprirai i benefici guadagnati nei 30 giorni. Ti scoprirai  più forte, più sano, motivato e indovina cosa? Avrai imparato a relazionarti con il tuo corpo in modo nuovo. Quindi cosa? Non l’hai fatto in 30 giorni? Stiamo parlando di un numero arbitrario che ti sei prefissato all’inizio del viaggio. Sei ancora un vincitore. C’è così tanta positività derivante dallo sforzo che hai messo nel lavorare per raggiungere il tuo obiettivo. E questo è molto più importante che arrivare al risultato finale. In realtà il fallimento era all’origine del percorso. Bisognava chiedere al complesso sistema corpo-mente-anima in quanto tempo credeva di arrivare a fare la verticale lontano dal muro. Soprattutto se gli importava veramente di farla lontana dal muro!!!

Credo che se possiamo iniziare a lasciar andare tutte le aspettative e insegnare a noi stessi a vivere nel momento presente. Stabilisci i tuoi obiettivi. Se non li incontri subito, continua a tornare con un sorriso sul viso e goditi il ​​processo. Una pratica yoga, così come altre forme di forma fisica e benessere mentale, ci insegnano a lasciar andare. Lascia andare quello che pensi. Lascia andare il modo in cui pensi che “dovresti” fare ogni postura o come “dovresti” sentirti in ogni meditazione. Goditi il ​​viaggio.

Arriva sul tappetino con una mente e un cuore aperti. Sii pienamente presente nel modo in cui ti senti oggi, senza aspettarti di fare “meglio” dell’ultima volta. Fai solo del tuo meglio in questo giorno, con il corpo che hai, con tutto ciò che è nella tua mente e nelle tue emozioni, in questo momento. Ed sii felice di esserci. DI poterlo fare. Di tutte le cose incredibili che puoi VIVERE, piuttosto che concentrare la tua attenzione su cose che non puoi ancora fare. Perché quando iniziamo a vivere NEL momento presente, invece di porre l’accento su tutte le cose che ci aspettiamo che ci rendano felici in futuro, scopriremo che la felicità può essere vissuta solo in questo momento. Vivi per la felicità che puoi attingere qui ed ora.

È il viaggio che conta, non il risultato finale. Il processo per lavorare verso ogni nuovo obiettivo è qui e ora. Goditi il ​​percorso e vedi se riesci a liberarti dalle preoccupazioni per il risultato finale. La vita va vissuta, non pianificata. Coltiva gioia, fiducia nei passi che stai compiendo e negli sforzi che fai istante per istante. Cerca di sorridere e divertirti lungo la strada. E ricorda che noi possiamo occuparci di come vivere. Il PRE-occuparci ci leva solo la forza vitale di essere felici di vivere giorno per giorno.

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